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Hanno scritto di Satisfiction: quotidiani

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Commenti

franz krauspenhaar

Sottoscrivo in pieno.
Ciao Giampaolo.

davide fent

:-) :-) :-)
Eh Gian Pa, Gian Pa, Gian Pa,...
OPPSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS
mia lettera a Il Domenicale

Buongiorno,

Sabato su Il Domenicale il mio Amico Gian Paolo Serino, sicuramente tra i critici letterari più intelligenti, preparati e sensibili ha portato un "piccolo" attacco all' eterno Pier Vittorio Tondelli... voglio troppo bene a Gian Paolo, e conoscevo questa sua antipatia per Tondelli, provo una difesa con questa introduzione di Don Antonio Spadaro al suo
"Lontano dentro se stessi. L'attesa di una salvezza nell'opera di Pier Vittorio Tondelli,( Milano, Jaca Book, 2002. pp. 320 - euro 19), ricordando che Pier Vittorio Tondelli è morto purtroppo prematuramente a 36 anni quando Scrittrici e Scrittori poi entrati nella Storia non avevano ancora pubblicato, voglio ricordare i 3 volumi under 25 di Transeuropa che hanno segnato un' epoca (basta leggere le critiche entusiastiche di un Grande come Geno Pampaloni) e non solo Silvia Ballestra e Giuseppe Culicchia, ma Andrea Canobbio che passerà a Einaudi e Rizzoli, Andrea Demarchi che passerà a Mondadori e Rizzoli, Andrea Mancinelli che passerà a Baldini & Castoldi, Raffaella Venarucci-Krismer che passerà a Baldini & Castoldi, Guido Conti che passerà a Guanda, e a Romolo Bugaro, in finale al Premio Campiello di quest' anno con il bellissimo "Il labirinto delle passioni perdute", per non dimenticare Gabriele Romagnoli. Queste antologie saranno un modello per molte case editrici, tra le quali Theoria, Feltrinell, Mondadori, Stampa Alternativa, Einaudi, Minimun fax e Meridiano zero.

Ecco Don Spadaro (scritto nel 2001)

"A dieci anni dalla scomparsa di Pier Vittorio Tondelli (1955-91) la sua Opera è già stata inserita tra i «classici» della letteratura. Anche a prescindere dall'interrogativo sul senso della sua classicità, la narrativa tondelliana appare di robusto spessore, intensamente legata com'è ai nuclei vitali di una vita aperta in maniera complessa alla trascendenza. E tale apertura si realizza in pieno postmoderno italiano: gli anni Ottanta. Solcare i sentieri di quest'esperienza letteraria significa addentrarsi in una vicenda tenera e drammatica. Siamo di fronte a una letteratura che non prende congedo dalla biografia del suo autore: scrivere significa per Tondelli volgere lo sguardo sul mondo per cercare di comprendere in profondità il reale, ora con disincanto, ora con passione, ora con ironia. Così egli abbraccia un'idea forte della letteratura intesa come un «vegliare la vita del mondo e raccontarla».

Su questa linea si muove il presente volume, proponendo la ricerca di una fenomenologia letteraria dell'attesa della salvezza attraverso l'opera tondelliana. Essa svela una personalità alle prese col senso del limite, dell'angoscia e dell'abbandono in un tempo segnato dall'uscita dal primato del politico (gli anni Settanta) e dall'immersione nel vortice del postmodernismo culturale e mediatico del «gran serraglio balbuziente». Il contesto culturale degli anni Ottanta è stato infatti segnato da spinte che potremmo definire prometeiche e dionisiache, intese come forme di desiderio. Nelle pagine di Tondelli si registra appunto un'immersione in queste forme. Su tali basi il volume prova a cogliere le radici e le «linee di fuga» e di «attesa». Attraversando l'opera tondelliana il lettore è immerso in quest'attesa, e la salvezza appare non un «dopo», un «al-di-là», una meta, ma un cammino, un attraversamento, che ha la sostanza del desiderio."

Un caro saluto con Stima e Affeto per Gian Paolo

Davide Fent

Giuseppe Veneziano

Caro Gian Paolo, per la prima volta mi trovo in disaccordo con te! Tu parli di una letteratura che sia corpo e anima di un'epoca, che sia piacevole all'intellettuale, magari quello più raffinato. Forse Tondelli ha aperto invece una letteratura che dialoga con il giornalismo, come spesso ultimamente ha fatto la Critica d'arte(permettendo a più persone di avvicinarsi a questi mondi, sempre più elitari o riservati a pochi iniziati)... ma questo aspetto interdisciplinare, tipico del Post-moderno, è lo specchio di un'epoca, la nostra, e lui ne è stato un fertile narratore e interprete. Un linguaggio che è riuscito ad arrivare a molti lettori, e se tu li chiami fans, va bene lo stesso, quanti fans poi diventano più importanti dei loro miti, e va bene così!!! Certo la qualità e l'originalità forse si è un po' appannata, ma sono fiducioso che non è così, la storia farà il suo corso e quando avremo un quadro più generale di tutta quest'epoca post-moderna,
forse daremo i giusti meriti ha chi li ha avuti veramente!
Scusa lo sproloquio! a presto Giuseppe

valter binaghi

Io sono completamente daccordo con Serino. Ho cercato inutilmente nei romanzi di Tondelli qualcosa che non fosse deriva giovanilistica e prosodia pseudobeat fuori tempo massimo. In compenso, la maggior parte dei narratori che ha pubblicato e fatto pubblicare sono alla base del peggiore equivoco che infesta le patrie lettere. Ancora oggi, ci sono cinquantenni che si aggirano in chiave trogloditica con l'anello al naso di Cartier. Pulp italico e cannibalismo d'accatto, son tutti figli suoi. La fortuna? Basta essere organici ai circoli ARCI e pescare a man bassa nel nichilismo indotto.

andrea.nobili

Stordito da tutte le belle parolone dette su PVT un giorno decisi di comprarmi "Un weekend post-moderno". Lo lessi e l'immagine che avevo in testa era quella degli spot-pubblicitari della RAI, "intervallo" con sotto la Toccata di Paradisi. La descrizione del "carnevale" correggesse o delle vasche in centro, mi riportarono alla mente "E sta per finire un altro week-end. Tanti uomini con le radioline, mogli incazzate di fianco..." di Max Pezzali, riuscita però alquanto meglio come cronaca "sociologica" degli anni '90. Poi lessi gli altri Pao, pao, Rimini etc. etc. Quando valuto un esordiente mi dico ancora oggi "Qui c'è una storia, non è mica Tondelli".
Che le strategie di market(t)ing puntino a creare i fans-club è ormai un dato di fatto.

Quanti sono morti a 36 anni? Il genio si sa chiama e non conosce compromessi.
Yukio Mishima a ventiquattro anni aveva già scritto Kamen no kokuhaku (Confessioni di una maschera). Ora io credo che Confessioni di una maschera e Un weekend postmoderno non siano proprio la stessa cosa...
I Meridiani dell'anti-letteratura...
Sempre tutto troppo, troppo, troppo, esageratamente dimesso, borghese,platonico, mercificato, globalizzato 'sto mondo dell'editoria dove cellophan e cartonati 70x1000 invadono le corsie di autogrill e supermercati. Tra patate, ciliegie e cipolle.

P.S. Per chi viene a Celle Ligure 'sto fine settimana ci si vede lì

davide fent

Hei Ragazzi,
se picchiate...
Sta di fatto che nemmeno un bambino stava giocando sulla spiaggia quando il fronte del temporale si staccòl dalla linea più lontana e cominciò a venire avanti rapidamente. Prima correndo sul filo dell' acqua solleva due pesanti ali si nasconde in silenzio dietro banchi di nuvole, e gettata all' improvviso una luce, come di stella cometa, ci viene incontro.
Allora è tardi per rimandare le spiegazioni a un'altra volta.
Guardo una mistica frana si castelli in aria.
da Giampiero Neri

Baci e abbracci a tutti Voi, da un cattolico-libertino, borghese, non iscritto all' Arci e che porterò Tondelli nel Cuore dell' Eternità...
Evviva Le/gli scrittori/trici che guadgnano come le veline e i calciatori... evviva i Libri...
:-) :-) :_)
davide fent

gianni biondillo

ciao, GP, bentornato. Vedo che nel frattempo hai affilato il rasoio... ;-)

Leonardo Pelo

ciao a tutti,
trovo quanto meno strano che in chi critica Tondelli, NON citi i suoi migliori libri (almeno per me) "Camere separate" e l'esordio "altri libertini" (con autobahn, che a me sembra davvero un signor racconto).
Poi storicamente diciamocelo a prescindere dal merito letterario, Tonelli ha avuto il merito di avvicinare la scrittura (e la lettura) ai giovani, ri riportare il linguaggio (e questo è pertinente a uno scrittore) scritto vicino alla sensibilità POPolare.
NON mi sembra poco.
Leonardo

Gian Paolo Serino

Ciao a tutti, felice di rincontrarvi!
Subito fuoco alle polveri... o come scrive Gianni "rasoi affilati".
E' che ultimamente ho visto troppo rasoi "affiliati"...
Il discorso è complesso...
Su tutto, una mia curiosità:

@Giuseppe Veneziano: cos'è il postmoderno?

@Davide Fent: ma i cattolici non sono tutti alt(r)i libertini?

@Leonardo Pelo: Ho citato, senza citarli tra i quattro, "Camere separte" e "Altri libertini", includendoli tra quelli che hanno un impianto simil narrativo.
Credo che tra il POP e il trash il confine sia labile

Non posso che essere d'accordo con WALTER BINAGHI sul "nichilismo indotto".
Credo sia questo il vero punto cruciale, lo snodo che ha indotto molti lettore a cadere nel nero luccicante da felicità indotta.
Quanto alla critica letteraria, quella laureata in prefazioni, credo che abbia accolto Tondelli tra i "classici" della letteratura italiana più per affinità erettive che elettive.

alessandro beretta

Dev'essere che sto divorando un po' di Burroughs Soda e le affinità erettive mi sembrano proprio una bella immagine.
Su Tondelli nei Meridiani, vediamo cosa ne esce. Io non ne sono un fan, ma non è inutile considerare tutta la rilettura della figura che ne hanno fatto quelli di Transeuropa alla luce delle teorie girardiane sul capro espiatorio. Verrà accolta nei nuovi tomi mondadoriani?
Il danno tondelliano è tutto nell'under-25, nell'inventare quella bella targhetta del "giovane scrittore" che poi da bravi si finisce per applicare agli over 40. Quello che ai tempi era un lavoro di ricerca su delle età che si raccontavano poco è diventata una soffice scusa anagrafica di marketing.

stefano

Caro GPS, sei sempre eccessivo. Se ne è anche andato nel
1991 e a quei tempi ero ancora giovincello ed immerso negli anni che ha descritto ed è
diventato un mito per i giovani di quegli anni (capita sempre a chi se ne va
prematuramente).
Penso che Altri libertini sia stato un libro importante e abbia aperto una
nuova letteratura agli inizi degli anni '80, e penso sia stato una persona che
ha fatto qualcosa per la letteratura e il mondo letterario di quegli anni.
Da qui ad arrivare al Meridiano...anche perchè l'opera omnia l'ha già
pubblicata Bompiani.
P.S. Comunque di Tondelli ho tutto, anche il libro di Antonio Spadaro, che ho
conosciuto come animatore di "Bomba carta" (un nome bellissimo che so ti
piacerà), e le Tondelliane di Transeuropa, e le 3 edizioni originali sempre di
Transeeuropa e molto altro :)

davide fent

:-)
Yesa Gian Pa, "altri", perchè la verà Libertà è nel Vangelo... è tutto lì anche la psicanalisi...
Ti abbraccio forte,
a presto Gian Pa :-)
davide

di Antonio SPADARO

in Stilos, 11-24 ottobre 2005

Laterza ha da poco pubblicato il volume di Enrico Palandri dal titolo Pier. Tondelli e la generazione. L’autore è amico e coetaneo di Tondelli. Tondelli è morto, Palandri è vivo. Non è una differenza da poco. Lo dico perché questo libro sembra rispondere più al desiderio di un confronto impossibile e negato che a una riflessione su Tondelli e la sua opera. Lo stesso Palandri afferma: «Pier non è dunque tanto l’oggetto, ma l’interlocutore di queste pagine». È vero. Si ha l’impressione che il Tondelli di cui parla Palandri sia una sorta di fantasma, dalla natura ectoplasmatica. Si può dialogare con lui, lo si può attraversare, ma non toccare. Il ritornello di queste pagine è letteralmente il binomio «io e Pier». Le pagine sono il tessuto di un lungo monologo in cui chi parla riferendosi all’altro parla in realtà di sé, in un lavoro di scavo circolare intenso, ma anche estenuante perché frutto di un dialogo, che diventa un confronto appassionante ma anche, a tratti, imbarazzante (come lo è ogni ermeneutica dell’amicizia). Sotto il filo del discorso si avverte distinto il bisbiglio di un lungo e lento stream of consciousness.


Il lavoro di Palandri è quello di ricollocare bene e fino in fondo la figura di Tondelli nel tessuto storico-culturale degli anni Ottanta. La cosa principale per lui è affermare che quella di quegli anni è stata la generazione «mia e di Pier» (io e lui, ancora). Una generazione di «eretici»: «perché se la storia è sempre storia dei vincitori, l’eresia è la storia degli sconfitti». Lui ed io: eretici e sconfitti. Il clichè del perdente colpisce ancora, rafforzato dal mito dell’eretico (con gli ovvi e triti riferimenti ripetuti al Concilio di Trento e alla Chiesa Cattolica e alla Santa Inquisizione, e a quant’altro…). Questo è un libro buio e cupo, in realtà. Lo stesso Palandri ricorda che Tondelli considerava la sua visione «angosciante e castrante». La verità è che i percorsi (ma soprattutto le radici) di Tondelli e di Palandri sono molto differenti. Palandri non parla mai (se non in un accenno rapido) delle radici contadine (e cattoliche) di Tondelli, che non sono affatto quelle di Palandri, però. Il suo sembra un discorso sincronico, tutto stretto sul fusto di una condizione generazionale, dalla quale Tondelli però, fortunatamente, è sempre riuscito ad evadere con uno sguardo obliquo, pur essendoci immerso (è questo il genio tondelliano).


Tondelli, in pochi anni, è riuscito a vedere (e a descrivere) quel che aveva sotto gli occhi, ma anche la penombra, o meglio il lato negativo del positivo visibile. Tondelli è stato un autore in fuga, non innestabile radicalmente, anche se saldamente sempre ancorato nelle proprie radici. Questo lo rende aperto a tutte le letture possibile: gender studies, lettura teologica, lettura storico-culturale, lettura generazionale, etc. Ma rende improduttive sia letture asettiche o equidistanti (non stupisce che Palandri citi spessissimo un libro di Roberto Carnero che è appunto introduttivo, dimenticando nel testo ogni altro riferimento, e fornendo una bibliografia finale troppo incompleta). Ma soprattutto rende impossibile quel che Palandri sembra voler realizzare: ibernare lo scrittore Tondelli nel metro quadrato di una sensibilità storico-generazionale, che ha fatto per altro il suo tempo. Se molte pagine di Tondelli vivono (non «sopravvivono» archeologicamente) ancora, è per la qualità dello sguardo che le ha generate, non per il perimetro storico-sociologico-culturale (quel che Palandri definisce «i suoi contesti») nel quale sono nate. Certo, «Pier ha cercato di raccontare un modo di essere nel proprio tempo legato allo scrivere, ha affidato al romanzo alcuni motivi sottesi alla difficile modernità italiana ed europea». È verissimo. Ma quale sembra essere l’idea che Palandri ha della letteratura? «La letteratura – scrive – offre forse l’immagine più fasulla della storia, proprio perché è sia sognatrice che vittima della vanità di spiegare». Cosa pensava Tondelli? Altro. Egli, infatti (e proprio parlando dell’amico Palandri!) affermava una «fiducia nella letteratura» che riconosce come sia «possibile risolvere la frattura tra quotidiano e fantastico, ricercare con le parole una propria identità»; soprattutto come sia «possibile affidare alla letteratura, al libro, la comunicazione di una propria esperienza e di un proprio linguaggio reali». Due universi paralleli, dunque? No, forse. Ma certo molto differenti, che il tempo e l’amicizia ha accostato e unito, senza però confonderli.


Il libro di Palandri su Tondelli è accorato perché dentro c’è Palandri che parla di Palandri. E la coscienza di Palandri è inquieta, viva. Forse mai è stato scritto e si scriverà su Tondelli un libro così coinvolto. In questo senso è un libro vero, da leggere. Si ha però come l’impressione, alla fine, che il libro sia stato scritto non su Tondelli certo, come si diceva, ma per Tondelli. Lo si capisce dal titolo, tra l’altro: Pier. Tondelli e la generazione. È un titolo criptico, ammiccante, privato, come se fosse per parole private dette in pubblico. Chi è «Pier»? La risposta è nel sottotitolo. Quale generazione? La sua, la loro. Sì, il libro è una sorta di lettera postuma, che contiene ricordi, ammiccamenti, simpatia, antipatia, precisazioni, rimproveri, complicità. Già lo chiedevo a Palandri in un dialogo poi pubblicato on line dall’Università di Bologna e citato in Pier: in questo confronto serrato, io che in quegli anni Ottanta sono
entrato quando ero appena quattordicenne, che posto ho (e, con me, tutti gli altri lettori venuti «dopo»)? Dunque io «non c’ero». Io e gli altri, se
abbiamo uno svantaggio (la non conoscenza immediata di ciò che voi avete
vissuto, la vostra contemporaneità), forse abbiamo però un vantaggio su tutti i possibili Palandri: essere un po’
più distanti, vedere le cose da una posizione più obliqua e prospettica.
Tondelli al di là della sua (cioè della «vostra», «loro») generazione. Un altro vantaggio personale per me (almeno così io reputo): lui ha frequentato i suoi amici e il suo «clima», io per anni i libri della sua biblioteca personale con tutte le sue annotazioni e sottolineature. Un’esperienza indimenticabile.


Ma questo di Palandri era un libro necessario. Doveva essere scritto, era nell’aria. Bisogna tener conto di queste pagine come si tiene conto di una testimonianza fin troppo sofferta e spaesata. Posto ciò, si potrà proseguire verso una lettura ampia, interessata a
ricercare quale sia il sostrato di umanità che emerge dalle pagine
di Tondelli, le sue tensioni interne più profonde e radicali (persino metafisiche!, perché no?); la sua “moralità” nel senso più radicale del termine: il
rapporto con la vita, le parole che denotano una intensa partecipazione
biografica e una devozione in ogni caso ostinata e coinvolgente
all’esistenza umana e alla pratica della scrittura e della lettura. Al di là e attraverso ogni precisazione di ogni discorso generazionale, e di ogni tentativo di contemplare o incollare cocci infranti.

andrea.nobili

Sono cuioso anch'io cos'è il post-moderno...

Gian Paolo Serino

Il lavoro di Transeuropa è encomiabile.
Mi riferivo a quella critica editoriale (la critica letteraria alla corte dell'editoria) che confonde i santi con i santini.
Tondelli è il Padre Pio dei radical flop, il santino da mettere sul desktop, l'arbre magique da retrovisore d'inchiostro.
Come scrive ALESSANDRO BERETTA il preoccupante sono gli eterni under 25.

Giuseppe Veneziano

Caro Gian Paolo, rispondo alla tua domanda con una visione molto personale del post-moderno, aggrappandomi a una risposta che una volta ho rilasciato in un'intervista: "viviamo in un’epoca in cui è in corso una perdita della realtà, nel senso che l’immagine tende a prendere il posto del reale, dove ognuno risolve i propri problemi esistenziali nell’apparire. L’ironia (dal greco “finzione”) mette in luce una presa di distanza dalla realtà, consentendo l’acceso ad altri mondi. Credo che questo modo di pensare abbia delle affinità con il “post-moderno” dove ogni linguaggio interagisce con un altro, producendone altri ancora, creando così l’indeterminatezza. Non possiamo più aggrapparci a considerazioni univoche".
Credo che quello che dico abbia anche una forte valenza, se non predominante, nella letturatura!
A presto Giuseppe

valter binaghi

E' così che Woobinda di Aldo Nove è diventato un capolavoro. A botte di interazioni tra letteratura e sociologia, e scritture "sintomali". E via alla ricerca del grottesco, del truculento, sempre più giù nelle fogne, fino a dare lo Strega a una galleria di freaks come l'ultimo romanzo di Ammanniti.
E' stato quando dopo il naufragio dell'operaismo i critici di sinistra hanno scoperto "i marginali".
Letteratura?
Io mi tengo Pontiggia.

Gian Paolo Serino

@Giuseppe Veneziano: E' che sempre più spesso sento (ab)usare il termine postmoderno.
Ormai tutto sembra essere sempre più solo e soltanto postmoderno (al posto del simulacro alla dick un cortocircuito che sarebbe piaciuto a Baudrillard).
Ti consiglio un libro, "Le perizie" di William Gaddis.
E' stato scritto nel 1955 e, con incredibile visionarietà, è un romanzo di denuncia, ironico ma implacabile, sulla manipolazione del reale e su quel processo di falsificazione, nelle arti come nella vita,che ormai sono alla base del nostro quotidiano.
L'incredibile Gaddis scriveva, anticipando l'idea delle nostre vite come palinsesti: "NOn riusciamo a concepire un continuum temporale. Ogni frammento esiste di per sè(...). Ed è questa autodufficienza dei frammenti, ecco dov'è la maledizione, frammenti che non appartengono a nulla. Separatamente non significano nulla, ma è quasi impossibile riunirli in un intero..."
Ecco dov'è la maledizione...

@valter binaghi: mi piacciono le firme tutte in minuscolo (mi fanno venire in mente un poeta purtroppo stradimenticato, e.e. cummings)
a "la morte in banca" continuo a preferire la "morte a credito".
In fin dei conti, è il caso di dirlo, già dal titolo Céline mi sembra avesse visto più lungo

andrea.nobili

"Lei mi tormentava con le cose dell'anima, se ne riempiva la bocca. L'anima, è la vanità e il piacere del corpo finché uno è in gamba, ma è anche la voglia di uscire dal corpo quand'è malato o le cose girano male. Delle due cose uno si prende quella che funziona meglio sul momento, ecco tutto! Fin che si può scegliere, tra le due va bene. Ma io non potevo più scegliere, i giochi erano fatti! Stavo nella mia verità fino in fondo, e poi la mia stessa morte mi seguiva, per così dire, passo passo. Facevo fatica a pensare ad altro che al mio destino d'assassinato con la condizionale, che tutti d'altronde trovavano assolutamente normale per me."

Beh dai, potete dirmi quello che volete ma mettere nella stessa collana Tondelli e Céline è mettere assieme un chilo di trippa e la nutella.

Saluti
Con tutto il rispetto per la trippa e per la nutella: fare letteratura un tot al chilo.

davide fent

Caro Andrea a proposito di trippa e nutella :-) :-) :-)

Piatti per concentrarsi prima di affrontare un caso difficile (Montalban), ricette per fare innamorare (Allende), la cucina come luogo per ripararsi da una solitudine troppo grande (Yoshimoto). Tutti esempi di come cibo e letteratura viaggino spesso insieme.
Ecco una breve - e per forza di cose incompleta - bibliografia di libri sull'argomento.

Laura Esquivel, Dolce come il cioccolato, Garzanti (12 euro);

Isabelle Allende, Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci, Feltrinelli (8,26)

Le mille e una notte, Mondadori (22,32)

Vincenzo Buonassisi, Polpette e pallottole, Publigold (11,36)

Manuel Vazquez Montalban, Ricette immorali, Feltrinelli (6,20)

Manuel Vazquez Montalban, Riflessioni di Robinson davanti a centoventi baccalà, Frassinelli (8,26)

Oretta Bongarzoni, Pranzi d'autore. Le ricette della grande letteratura, Editori Riuniti (3,36)

Jurg Federspiel, La ballata di Typhoid Mary, MarcosYMarcos (8,26)

Banana Yoshimoto, Kitchen, Feltrinelli (6)

Carlo Mocci, Mangiar fiabesco. Streghe ai fornelli, Canova (7,75) (d.o.)

Un abbraccio forte
davide
Ps è bello discutere di Libri e non di vallettopoli o di quei "forchettoni" dei politici
Vi Voglio Bene
:-)
davide

andrea villani

Caro Jean Paul Serinò,
ma dove cazzo sei andato in vacanza, a Bagdad? Non ti sei mica tanto rilassato...
Gli interrogativi idealmente rivolti al grande collage architettonico della scrittura Tondelliana rimangono ancora aperti e gocciolanti. Del tutto irrisolti. Ma attraversare oggi, così anche senza cartina, il mindscape di P.V.T ti dischiude alla cognizione di un progetto vero. Di un percorso che lega le volontà narranti di "Altri Libertini" al destino di quella specie di veglia descrittiva, insita nell'autocoscienza di scrittore, che sigla "Camere separate".
Sino a riscrivere la Bildung polimorfa nelle istantanee in presa diretta, e a ritroso, sugli anni ottanta che compongono "Un weekend postmoderno".
Non so, boh, credo che sia molto più complesso il discorso su Tondelli. Non solo da un punto di vista intellettuale, che penso non ti interessi davvero in questo momento, ma piuttosto da un punto di vista artistico letterario.
... Ho in serbo una bottiglia di Brunello di Montalcino e alcuni studi personali, e non, su Tondelli.
Verrò a Milano a trovarti. Ma tu non bevi e non leggi Tondelli.
Si farà dell'altro.
Qualcosa di eterosessuale, chiaro, Tondelli non mi ha ispirato a quel punto.
Con tanto bene, Andrea.

valter binaghi

Gian Paolo, Celine non si discute. Però Pontiggia l'ho tirato in ballo non per caso.
Pensa a un libro come "Nati due volte", dove si parla di un ragazzo con handicap, a quanto sia lontano da sentimentalismo e cannibalismo , a come riesca a reclamare l'umanità più alta proprio nel dolore, la lingua più sobria e pura proprio davanti all'indicibile del dolore innocente, e paragonalo ai sopracitati. Per scoprire che manca lo scrittore dove innanzitutto manca l'uomo.

Gian Paolo Serino

@ Andrea: Indubbiamente il discorso è molto più complesso e non riassumibile nelle note del mio articolo dove lo spazio richiedeva lo spartito del bisturi.

@walter: "Per scoprire che manca lo scrittore dove innanzitutto manca l'uomo".
Mi ha colpito molto questa tua frase, che riporto, perchè paradossalmente è questo un punto per me nevralgico della discussione e soprattutto della letteratura a noi contemporanea.
Si è perso il sentire a favore del vedere, il capire a favore dell'esibire.
E tutto "a favore" e tutto inesorabilmente contro.
Siamo invasi e pervasi. Ma fuggiamo.
E le passerelle diventano un nuovo palcoscenico di carta.

davide fent

Eh penso che staremo qui anche i prossimi 120 anni non ne veniamo a capo, ossia, abbraccio forte Gian Paolo, andrò a trovarlo anch' io a Milano, cercherò di fargli assaggiare un pò di rosso di quello buono, ma non c' è niente da fare... e come se cercassi di uscire a cena con Monica Bellucci, magari mi riesce più facile che cercare di rabbonire Gian Pa su PVT Tondelli...
allora ho trovato questa Poesia di un Poeta che amo molto che è Davide Rondoni, poeta di Forlì, siamo sempre lì in Emilia Romagna, Rondoni con Giampiero Neri (Giampietro Pontiggia, fratello di Giuseppe) due miei Amati Maestri...
"Blues stasera del vento"
di Davide Rondoni


Amami cielo basso
tremito dei rami, amami
dimmi qualcosa di importante
tra le luci delle insegne
e le luci degli amori brevi,
___________________vento, tu
suggerisci qualcosa al mio cervello invecchiato
dove ramifica il corallo
qualcosa al mio petto di zucchero
soffiato - -
__________e al ventre
che svuotata conchiglia
rimormora il mare.
______________ Carezza vento questi tetti
piatti, le piastrelle e i bambini sulle terrazze, il mio
bicchiere, dimmi
qualcosa d'amore
non tralasciare nulla
lascia indietro solo i lamenti, ma
proprio tutto il resto della vita
canzoni, chiasso di godere, silenzio e maestà,
lunghi sospiri e fiato mozzato
proponi, vento, proponi!

________________ E' la sera giusta stasera,
non perdiamo l'occasione di far arrivare
questo dolce carico carretto
fino all'eterno,
___________ ma muovile
tu quelle ruote, anche dall'inferno
un soffio ti prego
dei tuoi, un soffio…

Un tempo si prepara piumato
e crudele, tredicenni
fissano in un video per ore
la luce senza ardore che viene dalla rete,
seta fuggente sugli occhi
sorpresi fino a sentire un lieve
disagio per l'esistenza del dolore
a bocca aperta vedono
vicina e anche dentro di loro
accadere la morte. Saranno facili
prede impaurite dei venditori che spacciano
un mondo perfetto.

Ma tu vento che nessuno sa dove
dimmi qualcosa di chiaro bene
qualcosa che entri nel midollo
spinale e in quel silenzio nativo
sia difeso, veloce
più dei riflessi sul vetro del treno
che cattura nella luce il mio volto
_______________un istante come un istante
qualcosa più veloce del non esser più niente.

In questa età del feeling
gli scrittori più noti arrivano
alle stesse conclusioni dei pubblicitari,
e tutto è aperto, i musei, i pub e le chiese,
e la domenica le aule parlamentari
per la visita confusa di gente che dice
a tutto è carino! ma non sa più
che cosa è : domandare.
__________________ Io ricordo
le mani chiuse di mia madre,
gli occhi chiusi per sempre di Marta.
______________________ E
che ogni cosa ha un segreto
se non lo domandi scompare.

__________________ Daremo figli
alla luce e li esporremo
anche alle tenebre,
a volte faremo grandi bevute
e grida di piacere o di pena
senza imprimere movimento
a tutta la vita che c'è nella vita ?
__________________ Il buio è solo il buio
godere è godere, gli oceani
in silenzio solo vasto
silenzio di oceani?


Ma il fuoco chiaro, febbrile del giorno
che scende tra gli alberi
- chi lo guarda ? chi è esperto
dell'aria,
________ del dolore ?
_________________ chi
segue le linee sulle mani della betulla
e avverte lo slegarsi di molecole,
la notizia minuscola in cronaca
come qualcosa che riguarda il suo amore ?
Dove sono bestemmia e visione,
rompere i gusci delle buone maniere.
__________________________ Far di sé
un ufficio reclami
dove si sfogliano riviste ed è vietato fumare
non è dignitoso e nemmeno dà gusto

far di sé un silenzioso, placido
acquario non so se valga la pena,
preferisco all'equilibrio il viaggiare
su quel che resta d'un vecchio fusto
che in pericolo inclina
inseguendo lei, Moby, ballerina
balena che ci trema al centro degli occhi.

Niente è come entrare
perduto sotto le volte di una cattedrale.
Dire piano ave Maria il mondo non va via.
__________________________ O camminare
verso il volto
che non ha scandalo del male.

________________________ Eh, che cosa
afferrare se non quello
da cui siamo sempre afferrati ?

La semplice conoscenza del movimento
nel camminare in viali trafficati,
come l'uomo che si arresta per le scale
e non ne ricorda il motivo,

_______________________ la sorpresa
di lavorare nel medesimo lavoro
che muove tutte le ore nella creazione,
il fiore delle figure in cui si tengono
i pianeti e quelle sulla scrivania
lasciata in ordine dalla segretaria
prima di spegnere la luce, andare via.

Amami cielo basso, io lo so
che l'amore sempre stupisce
e sempre lavora,
lo so anche stasera che qualcosa di più
di questo whisky nel bicchiere finisce,
alzando gli occhi che hanno febbre
sulle luci di una città italiana
che incanta e ferisce.
_______________ Tu vento che nessuno sa dove
continua a disegnare figure che non comprendiamo
nel movimento delle nubi
sul lume debole di luna,
nelle ombre dietro i vetri della mia casa
nel palazzo che ho di fronte.

E lascia che canti in questa notte
un viso che ha dolore e lode
____________________ in parti uguali di sguardo.


Baci e Abbracci :-) :-) :-)
un provatissimo
davide

valter binaghi

@Gian Paolo
Per restituirci il senso della qualità dell'esperienza e quello della letteratura, a fronte dell'indifferenza immaginale che prova a sommergerci, dovremo ritrovare il senso della rinuncia, del digiuno, dell'astinenza e del silenzio. E della stroncatura se uno fa il recensore. Ci facciamo piacere tutto perchè vogliamo piacere a tutti: questo si vede bene nell'ambiente letterario.
Invece ci vuole coraggio, per la bellezza, e sopportare amputazioni.
A chi piace ammettere di avere nutrito la propria giovinezza di surrogati?
Posso dire che una lontana disintossicazione mi ha insegnato più delle accademie.

Gian Paolo Serino

@valter: Ne parlavo proprio ieri sera a cena con un'allegra brigata di critici: di quelli, per me, svegli, non polverosi seppur alcuni rivestano ruoli accademici. Un sentire comune sulla saturazione e sulla necessità proprio dell'amputazione. Sulla necessità di comprendere che mai come di questi tempi il ruolo del critico letterario è spesso ridotto al ruolo del pubblicitario, del promotore editoriale.
Non che sia un discorso nuovo, ma nuova era la stanchezza che accomunava quattro persone molto diverse tra loro, che scrivono per testate molto diverse (quasi agli antipodi), ma molto vicine nel percepire quasi un senso di nausea per un gioco, quelòlo letterario, che sta facendo del non avere più regole l'avere regole. Sarà il moderno? Forse è il postmoderno, ma qualcosa certamente non funziona.

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