
Nel suo articolo di due pagine la Mancuso scrive: "Come diceva Ennio Flaiano, nulla è più inedito di quanto è stampato. Ecco perchè Gomorra di Roberto Saviano (800 mila copie vendute) continua a scatenare in società la più inaspettata delle domande: "Ma è veramente bello come dicono?".
Alla critica non sembra sfuggire nessuno: da Milena Agus a Rossana Rossanda, da Jonathan Littell a Elena Ferrante, da Corrado Augias a Cesare De Marchi, da Allan Bennett.
Conclude la Mancuso: "Va in controdenza la nuova rivista Satisfiction, che pubblica pagine di recensioni "soddisfatti o rimborsati". La recensione ti ha convinto ma il libro acquistato no? Scrivi una mail spiegando perchè e avrai indietro i soldi".
Chiaramente nel contesto dell'articolo la controtendenza ci fa estremamente piacere.
Soprattutto in un'Italia da critica salottiera che, tranne rare eccezioni, ha pensato bene di far calare il silenzio sulla provocazione di Satisfiction.
Il silenzio ma non certamente il sipario: il nuovo numero di Satisfiction, dopo la pausa natalizia, sarà nelle librerie gratuitamente dal 22 Gennaio.
Gian Paolo Serino
Beh, caro Gian Paolo, tu mi insegni che a volte il silenzio è l’auspicio migliore per lavorare bene…. I fuochi d’artificio (fizio) mediatico, talvolta durano giusto il tempo del loro fulgore iridescente. Aspettarsi visibilità dalla critica salottiera è un auspicio ad handicap…. meglio ricercare attenzioni, sguardi via via sempre meno distratti delle persone che passeggiano nelle librerie e che “devolvono” il loro disincanto alla lettura, non di quelli che applicano il disincanto per professione. ciao!
Scritto da: il parra | 01/12/07 a 13:51
Non posso che concordare con Il parra. La critica salottiera non è critica, ma strumento politico per orientare non disinteressatamente. Lì non si fa cultura, ma business.
Scritto da: Renzo Montagnoli | 02/12/07 a 11:53
a Montagnoli
sarebbe bello se ciò che dici fosse vero.
Invece ciò che si fa lì si chiama potere. Potere. Cosa diversa che comprende, come in un catalogo, varie voci. Tra cui la cultura.
Quindi quella è critica, è cultura, e... e o ci si è, o ci si entra e si dimentica in fretta l'insegna scritta fuori ("potere"), o non ci si entra.
Mai.
Se sei fortunato, mille anni dopo, in un'altra osteria con l'insegna "potere", qualcuno tira fuori una bottiglia e dice "questo è di quello buono", e improvvisamente ti stappano.
Scritto da: ida | 03/12/07 a 00:40
Gian Paolo, noi quel vino lo sorseggiamo spesso frequentando questo blog.
Ti assicuro non sentiamo il bisogno di altro.
Siamo in pochi. Certo. Tuttavia riesci a pensare a qualcosa di meglio che una buona bevuta tra amici ?
Scritto da: eventounico | 21/12/07 a 10:09