Lo scrittore e giornalista Edoardo Montolli ritorna sul caso Alessandro Riva in questo articolo scritto per Satisfiction
Non sono mai intervenuto in un blog, essendomi sempre limitato a svolgere il mio lavoro. Ma avendo letto dei commenti di maggie e di c.v., mi permetto di esprimere quello che, nelle poche righe che avevo a disposizione su Cronaca Vera, non potevo fare. Non conosco Alessandro Riva, ma scrivo di nera da diversi anni. E quando il direttore Giuseppe Biselli mi ha chiesto di raccogliere le testimonianze a suo favore dopo la gogna mediatica a cui era stato sottoposto, non ho avuto dubbi. E non ho avuto dubbi sulla scelta della testata e sul taglio:popolare. Perché è lì, nel pubblico popolare, che tende ad annidarsi sempre la legge del sospetto.
Maggie e CV probabilmente non sono di Milano. Per questo non hanno presente il clima da caccia alle streghe cui fanno riferimento gli amici di Riva.
Milano, non troppi anni fa a dire il vero, è stata teatro di una lunga moltitudine di inchieste per pedofilia, con prove "acclarate" che portarono in galera mamme, padri, nonni, amici e vicini di casa. Il tutto con ausilio di esperti, psicologi, assistenti sociali, e via dicendo.
Una parte di questa lunga moltitudine è presente sul sito www.falsiabusi.it
Ciò che produssero quelle inchieste che portarono oltre all'arresto dei "pedofili", anche all'immediata gogna mediatica, fu una serie di vite distrutte. E di suicidi. Presto, troppo prima che i giudici, guardando bene le carte, li assolvessero. Era infatti, questa moltitudine, innocente. Innocente e suicida. Se ne accorse perfino un pm che subentrò in uno di questi casi ad un collega, facendo in aula una pesantissima requisitoria non sugli imputati per i quali chiese l'assoluzione per non aver commesso il fatto, ma sul collega. E su tutti quelli che avevano svolto le indagini.
Milano è anche la "meravigliosa" città in cui fu prodotto il caso della piccola Miriam Schillaci, in cui, all'ospedale Niguarda, un ematoma fu scambiato per una sevizia da parte del padre. Arresti, linciaggi, un uomo finito. E i giornalisti, che invece di fare i giornalisti, pendono dalle bocche del pm per avere una notizia, scrissero del Mostro, il padre.
Invece l'ematoma di Miriam era dovuto a un cancro che se la divorò in poco tempo.
Naturalmente per tutto quanto accadde, per innocenti devastati dall'opinione pubblica, per arresti ingiusti, per i loro suicidi, non pagò nessuno. Nè chi aveva fatto le denunce, perchè avevano riportato racconti, nè gli esperti, medici e assistenti, perchè avevano interpretato male, nè i magistrati, perchè dovevano procedere. Nè i giornalisti, che avevano riportato la versione del pm. Solo quella.
Tantomeno, sulla moltitudine di errori compiuti da quella parte di magistratura, intervenne mai il Csm, pronto ad alzare le barricate solo quando si parla di riforma della giustizia. Oggi quei medici, magistrati ed esperti continuano, altrove, a fare lo stesso mestiere. Il che la dice lunga sul perchè l'Italia sia il paese più condannato dall'Ue per errori giudiziari e ingiusta detenzione.
Questo è il clima a Milano.
Naturalmente il pm del caso Riva non c'entra con quel che accadde prima. Nessuno contesta nulla alla dottoressa Laura Amato. E infatti, come ho scritto, differentemente dal caso Rignano, ha proceduto con il massimo scrupolo registrando i colloqui dei bimbi con le forze dell'ordine e lo psicologo. Ma se un cittadino non contesta il doveroso atto di indagare laddove ci sia una denuncia, un cittadino che ha vissuto quel clima resta perplesso di fronte al metodo.
E cioè che ancora una volta si sia provocata la sindrome del mostro, anche in assenza dell'unica prova valida in un caso di pedofilia per parlare di mostro prima della sentenza: e cioè la flagranza di reato. E con tutto questo a fronte di ciò che è, in qualche maniera (come sempre), trapelato. Cioè, ad oggi, mentre tutti scrivono del mostro Riva, nessuno sa se ci siano referti medici che certifichino abusi (e sia concesso, se ce ne sono, che non siano gli stessi medici che visitarono la piccola Miriam), ma si è parlato di mostro sui giornali solo per toccamenti strani, palpeggiamenti e giudicati tali da bambini che hanno riferito questo ai genitori e poi allo psicologo. Hanno sequestrato a Riva 3 foto dei suoi figli tra migliaia, giudicandole compromettenti, hanno sequestrato un pc il cui esito è stato negativo. Ora, a fronte della nomea di mostro, se non c'è altro, ecco cos'avremo: un processo in cui a scontrarsi saranno le perizie degli psicologi che si dibatteranno sulla veridicità o meno di carezze date con affetto o con morbosità a bambini con meno di 10 anni. Sull'aspetto morboso di 3 foto.
E questo è molto inquietante, sotto diversi aspetti. Primo, perchè qualsiasi persona che abbia letto un libro di Focault o un qualsiasi manuale di psicopedagogia all'università, ma anche qualcuno che abbia un minimo di buon senso, sa quanto sia difficile anche per i migliori esperti poter distinguere il "falso ricordo" nello sviluppo della sessualità di un bambino di quell'età.
Secondo, è inquietante se c'è dell'altro e non è stato detto e scritto, perché ingenera in chi legge il dubbio che prendere in braccio un bimbo sia da pervertiti.
Terzo, soprattutto, perché a dirimere su questa delicata materia saranno, se davvero non c'è altro, appunto solo gli psicologi. I quali dovranno, a quel punto, avere a che fare con l'astratto.
Ora, infatti, senza entrare nel merito, ad ogni processo in cui si chieda l'ausilio di questi esperti (psicologi, psichiatri, criminologi vari), possiamo notare come illustri cattedratici diano pareri radicalmente opposti anche quando si tratti di giudicare la sola infermità mentale (Cogne docet). Radicalmente opposti. E ognuno di loro dà pareri che motiva fino in fondo.
Questo accade perchè la mente è tuttora sconosciuta, e mancando un dato concreto, matematico, si può dire tutto e il contrario di tutto senza possibilità di essere smentiti, di essere accusati di giocare in malafede.
Un po' come in filosofia.
Che cosa ne è dunque di Riva oggi che è già stato sbattuto in prima pagina? E' un uomo su cui, da oggi, per come si sono messe le cose, si potrà dire di tutto. Se davvero il processo sarà deciso non da referti e prove concrete (che ci auguriamo non siano le tre foto dei figli nudi), ma da racconti e psicologi, il pubblico popolare sarà diviso: e pure in caso di assoluzione, magari sacrosanta, potrà dire che bimbi e relativi esperti sono stati ingiustamente non creduti.
In questo magma insegna il caso di Gino Girolimoni, indicato come mostro di Roma solo per il suo modo di presentarsi. Inchiodato da false dicerie. Ottant'anni fa. Assolto. Eppure tutti ora lo ricordano ancora storcendo il naso.
Stessa cosa, molto più recente, possiamo dire per Carmine Belli, il falso mostro di Arce e per una lista infinita che il nostro Paese ha infilato per ingiusta detenzione: 4 milioni di persone dal dopoguerra ad oggi, secondo l'Eurispes.
Perché, domani, anche ad assoluzione avvenuta, il problema saranno le dicerie, la vox populi. Perciò ho accettato la proposta di Cronaca Vera. E, Cv, visto clima e quanto emerso, è sempre bene non tacere.
E cercare di capire, ma non in silenzio. Il silenzio mi ha rotto i coglioni.
Altrimenti, come è accaduto con Gianni Melluso, il pentito che accusò Tortora, non se ne esce: Melluso, bontà sua, è tornato a dire che secondo lui Tortora era colpevole. Non bastavano le sentenze, un cancro, una battaglia per la giustizia giusta. No, Melluso è tornato. Per quelle parole nuove è stato nuovamente processato. E assolto. Assolto.
Che ne sarà allora della vox populi?
Un'ultima cosa, che forse spiega più di questo mio lungo intervento.
Avevo un amico, anni fa, si chiamava Pietro Valpreda. Ribattezzato mostro d'innocenza per la strage di piazza Fontana del '69. Innocente. Per sentenza. Eppure, ogni volta che si presentava, si leggeva negli occhi dell'altro, che nulla sapeva se non per sentito dire ciò che gli capitò, un'ombra. Un'ombra che non ti togli più, perché la giustizia in Italia è una ghigliottina. Leggo su "La voce delle Voci" (neoemanazione nazionale del coraggiosissimo La Voce della Campania): "...alla libreria mondadori di Caserta, nel corso della presentazione del bel libro di Giovanni Fasanella- redattore di Panorama- "I silenzi degli innocenti"....(omissis). In quell'occasione un Priore in forma smagliante riscrive la recente storia giudiziaria italiana...... Piazza Fontana? "Ma quali fascisti...Era esatta la pista anarchica di Valpreda e compagni".
Rosario Priore fa il giudice.
Edoardo Montolli
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