Chiariamolo subito: gran parte degli editori sono uomini eccelsi, cortesi e addirittura capaci di una certa dose di empatia, una cosa che sarebbe difficile attendersi considerate le circostanze. Tuttavia non si può nascondere il fatto che esistono anche editori senza scrupoli: per cui, questo é il momento di mettere al corrente il neofita a proposito di certi loro vecchi crimini e comportamenti scorretti. Le conseguenze di questi comportamenti editoriali spesso sono crudeli e ogni volta vere e proprie vessazioni. Non vi é ragione che giustifichi i suddetti crimini, tranne quando si parla di riviste accattone giunte ormai alla santa soglia dove ulula il lupo della bancarotta: a loro è permesso tutto. Perché loro sono brillanti promotori dell’auto conservazione. Ma non si può dire che la stessa cosa valga anche per il resto della confraternita. Gli altri di scuse valide per le loro condotte scorrette non ne hanno. Prendete lo scrittore che trascorre il proprio tempo libero ad affrancare e spedire innumerevoli buste, mantenendo così un’ampia varietà di manoscritti sulla strada. A costui naturalmente conviene anche tenere gli occhi aperti per evitare che i manoscritti non vadano perduti, dispersi o rubati. In genere, una volta spedito il manoscritto a un giornale, occorre attendersi un mese di silenzio; se la rivista é di secondo piano, ci vorranno sei settimane; ma con una rivista importante anche due mesi. Se durante questi diversi periodi di attesa non avete ricevuto nessuna notizia del figliolo vagabondo, allora mandate in giro un trailer del manoscritto, una presentazione riassuntiva. Di regola, ciò provoca due cose che però indicano comunque una cattiva condotta dell’editore: la restituzione del manoscritto o la lettera di accettazione. Il manoscritto è una merce. L’elemento temporale dell’economista politico concorre a determinarne il valore anche se, invero, ogni considerazione monetaria della questione allo scrittore viene negata. Un fabbricante che vende scarpe a novanta giorni, pretende, e giustamente riceve, un prezzo maggiore rispetto a una vendita in contanti. Ciò a uno scrittore viene negato: ecco perché un dovere dell’editore é reagire nel minor tempo possibile quando esamina i suoi articoli. Il semplice fatto che il trailer abbia sollecitato una decisione così veloce dimostra che l’editore era in difetto. Ma quando l’editore, dopo aver trattenuto l’articolo a lungo, non si cura neanche del trailer, allora è veramente un criminale: e l’etica comune esige una risposta. Capita anche che dopo mesi in ansiosa attesa un trailer riporti a casa il manoscritto accompagnato da una lettera prestampata che tra l’altro, si noti bene, dice: se un manoscritto dovesse venire trattenuto perché fornito di caratteristiche degne di ulteriore considerazione, per un periodo superiore a quello che soddisfa il desiderio dell’autore, previa richiesta dello stesso esso verrà immediatamente restituito. Allora: voi spedite il trailer che dice chiaramente non desidero la restituzione del manoscritto: il trailer voleva sortire l’effetto per il quale era stato concepito – era una richiesta di aggiornamento sullo stato di salute del manoscritto e il desiderio di prevenirne lo smarrimento. Poiché la rivista in questione non poteva certo trattenere un numero troppo alto di manoscritti per “ulteriore considerazione”, la natura stessa delle cose impedisce che ciò accada. Sarebbe stato più facile informare gli autori interessati a capire come stavano le cose. Il sottoscritto ha passato un’esperienza simile e nel timore che si potesse ripetere ha permesso che un manoscritto restasse sei mesi fermo presso un altro direttore di rivista. Dopo quattro trailer spediti a trenta giorni di distanza tra di loro, ottenni la restituzione dell’articolo. Ecco perché quando si presentano queste circostanze, lo scrittore si trova in mezzo tra il diavolo e l’acqua santa: la suscettibilità dell’editore da un lato, la perdita del manoscritto dall’altro. Un altro editore, dopo quattro mesi, grazie a un trailer resuscitò il manoscritto incriminato. La nota di accompagnamento diceva: ha i suoi pregi ma è troppo lungo. Non é adatto alla nostra pubblicazione ma senza dubbio troverà modo di venderlo. Nel nome dell’idiozia comune: ci volevano quattro mesi per giungere a questa conclusione? Quando cerchi di piazzare la merce, non é raro scoprire che al momento della restituzione il manoscritto é pieno di appunti e annotazioni. E statene certi, un autore non si rimette volentieri alla macchina da scrivere a ribattere un articolo mutilato da un direttore criminale. Ma a volte, persino in quel caso, entra in gioco una sorta di compensazione. Una volta proposi un lavoretto di un pomeriggio, una parodia di 1500 parole, a un settimanale di New York. Se lo avessero accettato, anche sognando sfrenatamente non mi sarei aspettato un assegno più alto di cinque dollari. Dopo due mesi di silenzio lo rintracciai con un trailer e la parodia tornò a casa. Era approvata e firmata dal direttore sul frontespizio, tutta segnata con la matita blu e pronta per andare in stampa. Pensai subito che era rovinato e andava riscritto ma spinto dalla più pura delle disperazioni, senza rimuovere neanche una delle devastazioni procurate del barbaro direttore, lo presi così com’era e lo spedii al più importante giornale per ragazzi degli Stati Uniti. Dopo quattro settimane mi arrivò un assegno di venticinque dollari. Le mie maledizioni contro il barbaro si trasformarono immediatamente in benedizioni. E anche in questa sede voglio esprimergli la mia gratitudine. Mio benefattore! La questione del compenso è un’altra materia che ha molto a che fare con la criminalità. Un direttore che applica tariffe molto basse, quando tratta con un nuovo collaboratore non ha il diritto di mandare in stampa il suo lavoro senza prima accertarsi se queste tariffe basse vanno bene a chi gli sta vendendo il manoscritto. Eppure molto spesso accade poprio questo. C’è anche il direttore che accetta e paga il lavoro e quando l’autore chiede in che numero è stato pubblicato, gli consiglia di comprarsi la collezione o gli chiede perché non si era abbonato. Poi c’è il direttore che scrive una bella nota di accettazione, dicendo cosucce carine sul tuo “contributo” ma che omette di menzionare un’altra cosuccia carina: il compenso. Si noterà che riferendosi al manoscritto come a un “contributo” il suddetto editore ha infilzato l’estremità sottile del cuneo. Tenetelo d’occhio! Un giorno esprimerà tutta la sua scellerata sorpresa: quel giorno verrà quando oserai chiedergli di essere pagato. Poi c’è il direttore che va importunato sempre. Tra “la burbera e silenziosa genia che dirige le riviste” c’è l’usanza di pagare trenta giorni dopo la pubblicazione. Con questo genere di editore, non c’è difetto. Che può certamente starci se invece l’editore attende sessanta o novanta giorni, magari tutto un anno o un qualsiasi periodo di tempo ulteriore dopo la pubblicazione. Né ci può essere macchia nell’editore che, rispondendo a chi lo importuna in un qualsiasi momento dopo il limite dei trenta giorni paga immediatamente e chiede anche scusa. È davvero un peccato ma a volte bisogna avere a che fare con gente del genere. Però non siate ritrosi con loro: lasciate passare il tempo e poi importunate. Se si dimostra che é un semplice errore da parte loro, bene: nessuno si è fatto male e le cose sono andate a posto. Se non è un errore, allora siatene certi: comunque, non vi eravate sbagliati. Ora però serve spendere una parola per i bravi editori. Più di una volta, pressato dal bisogno di denaro, appena pubblicata la mia opera o subito dopo ho scritto prontamente chiedendo di essere liquidato e senza eccezione, hanno pagato tutti. Se fossero stati suscettibili, avrebbero facilmente potuto rifugiarsi dietro i soliti trenta giorni. Ma è forse meglio terminare questo articolo mentre il soggetto sta correndo da un editore a un altro e per parlare di bravi editori non trovo un esempio migliore della gestione ideale di un settimanale del Massachusetts che si occupa di agricoltura. Senza dubbio molti lettori, vedendolo, lo riconoscerebbero subito. Comunque, il metodo è questo: presso questo settimanale, un manoscritto rimane raramente in lettura oltre una settimana. Se non viene accolto te lo restituiscono subito. Se viene accettato, ciò accade con effetto immediato. In quest’ultimo caso all’autore viene spedita una cartolina. La comunicazione lo informa che il pagamento verrà liquidato trenta giorni dopo la pubblicazione e che gli verrà spedita per posta una copia della rivista con il suo articolo. Le promesse vengono mantenute alla lettera. Non è iperbolico affermare che si può starne sicuri come il sole che sorge ogni mattina. Si osserverà anche che questo esempio cancella gran parte delle condotte editoriali scorrette appena descritte e che questa condotta fosse un’istituzione pubblica salverebbe certamente le anime di molti editori da sicura dannazione.
Jack London (Scritto nel 1901 questo inedito di Jack London, nella traduzione italiana di Davide Sapienza, è stato pubblicato sul numero zero di Satisfiction per gentile concessione di Mattioli 1885)
Caro Grande Gian Pa,
ciao. Noti qualche differenza 1901 - 2007?
L' unica cosa è che di Jack London uno è stato e Uno è per l' Eternità...
Mi permeti di allargare il discorso dai Libri_Editoria al Cinema? Posso invitare ad anadre a vedere il bellissimo film del sondriese Vittorio Moroni "Le ferie di licu",
www.leferiedilicu.it,
http://www.leferiedilicu.it/
autoprodotto, è presente i solo 4 sale italiane ( a Milano MILANO
cinema CENTRALE
Via Torino 30, 32 -
orari: 14:30 16:30 18:30 20:30 22:30 )
e rispetto i soldi gettati dallo Stato in questi anni nel Cinema (basta leggere il provocatorio libro allegato a Libero) e se fosse solo il Cinema (per il resto rimando alla Casta di Stella e Rizzo)c' è un Cinema indipendente che dà Emozioni e colpisce l' ANima e la testa...
Con buona pace delle starlette... e dei Regggisti "forse" impegnati ... (e qui mi gioco la carriera di attore, pazienza, a meno che riesco a sposare Asia Argento...)
W la LIBERTà...
Ti abbraccio forte ...
e baci e abbracci a Tutte e a Tutti
davide fent
)
Scritto da: davide fent | 28/05/07 a 07:01