Accade raramente, in un libro, di trovare un piccolo miracolo: non solo di scrittura, ma di vita. “Il mondo delle cose senza nome” è uno di questi casi: è un’autentica rivelazione che pone la sua autrice, Daniela Rossi, tra le maggiori scrittrici italiane. “Il mondo delle cose senza nome” è il suo esordio, ma tra le pagine si intuiscono tutte le potenzialità di una scrittura che graffia la mente e addolcisce l’animo. Una storia dolce e crudele, reale come possono essere certe favole che non trovano spazio nel nostro bestiario “quotidiano”. A sorprendere, su tutto, non è la storia. Il rapporto tra una giovane madre e il figlio neonato che nel corso dei mesi sembra dover essere condannato (d)alla sordità del mondo ha un suo peso specifico, ma è la scrittura a condurci, sin dalle prime righe, in un mondo tanto vicino a noi da diventare lontano. Il mondo dell’indifferenza, dell’uomo macchina, delle debolezze umane: il mondo dei giudizi, dei pregiudizi, delle condanne senza processi. Un mondo dove Dio non è da invocare, ma soltanto da maledire. Parrebbe così, ma Daniela Rossi ci porta per mano, con una carezza o stritolandoci, in una fiaba dove le parole sono sussurri del cuore e singhiozzi della ragione. E’ “Il mondo delle cose senza nome”, un saggio, un romanzo, una fiaba su quella forza straordinaria e autentica che è la fragilità femminile. Una ricchezza che troppo spesso dimentichiamo, un “sentire” che troppo spesso auscultiamo senza ascoltare. Le parole, nel mondo delle cose senza nome, sono parole scolpite nel marmo: pur lievi, leggere, quasi carezzevoli, rimangono. Fisse, immobili, senza scomporsi. Si imprimono nella mente e nel cuore nonostante il vento dell’inchiostro.
“Il mondo delle cose senza nome” è un mondo che tutti dovrebbero leggere e “sentire”: soprattutto nel nostro moderno, un oggi dove per navigare nella vita sembra basti solo accendere un computer. All’esistenza, quella vera, sembrano destinati solo i naufragi. Siamo persi: tra telefoni, cellulari, fax, e mail , iPod, non siamo più in grado di ascoltare. Abbiamo perso. La capacità di captare le frequenze del dolore e dell’amore. Siamo “tarati”: sin dall’infanzia ad un oblio dove le parole sono un accompagnamento al rumore bianco del vivere.
Daniela Rossi ci catapulta nel piccolo mondo moderno dei valori: dell’essere. Vivi. E ce lo racconta con la determinazione di chi, con dolcezza, ha sconfitto la violenza sorda della fuga umana e la cecità della perfezione formato hi tech.
Un libro che ora giunge, dopo aver recentemente vinto il “Premio Anima”, nella collana dei tascabili Fazi. Unico rammarico è la collocazione: inserirlo nei saggi limita molto la sua visibilità. Se provate a cercarlo, in uno qualsiasi di quei megastore del sapere che chiamano ancora librerie, lo troverete tra i libri di pedagogia o di psicologia. “Il mondo delle cose senza nome” andrebbe invece lanciato tra i romanzi. Perchè, lo ripetiamo, è tra i migliori e più intensi scritti negli ultimi anni. Un libro che cambia qualcosa: non solo una pagina.
Un libro che non ha le ecofurberie del cuore di una Mazzantìni o di una Tamaro, ma la voce di un cuore che trova le sue parole nello stomaco. E lì ci getta: tra naufragi ed approdi di quella splendida favola, di quell’atroce e straordinaria sorpresa, che è la vita.
(Gian Paolo Serino)
Benvenuti in Satisfiction e ne IL PAESE DELLE COSE SENZA NOME...
Scritto da: gian paolo serino | 10/03/06 a 07:05
Ciao Gian Paolo, anche tu un blog ?
Come darti torto, troppo spesso quel "consigli per gli acquisti" aleggia nell'aria quando leggo una recensione. E se prima mi facevo fregare come il più scemo dei lettori, adesso ho sviluppato una sorta di mantello invisibile che mi protegge (anche se qualche volta capita ancora che faccia cilecca).
L'idea mi sembra buona, anche se il presupposto per il rimborso credo possa diventare un sorta di trappola.
Stiamo a vedere, ops, leggere.
Scritto da: subliminalpop | 10/03/06 a 09:55
Caro Gian Paolo, considerato che voi critici letterari la più parte delle volte recensite libri che non acquistate, la tua idea di ripagare il lettore deluso dal servizio critico da te fornito mi sembra... geniale e coraggiosa! Grande!
In bocca all'upo, seguirò con interesse maggiore di quello che riservo alle evoluzioni del sistema della moda il tuo serissimo gioco!
Scritto da: plastic | 10/03/06 a 10:17
Più che un gioco, come ho letto su Lipperatura, a me sembra una provocazione molto pesante nrei confronti della critica italiana.
Sono curioso di vedere, appartenendo al mondo editoriale (e per questo preferisco rimanere anonimo inventandomi una mail) quanti giornali o blog riprenderanno questa notizia.
Secondo me calerà il silenzio: un'accusa a cui non è possibile replicare.
Complimenti a Serino per il coraggio che, tra l'altro, ha sempre dimostrato anche nei suoi scritti.
fr
Scritto da: fr | 10/03/06 a 10:29
L'idea mi pare originale quanto temeraria: perchè sempre italiani siamo. Già me li vedo quelli che, dopo aver letto un certo libro, dicono: però, mica male, aveva ragione Serino. Poi ti scrivono protestando: ah, che schifo, che brutto libro, voglio indietro i soldi...
Scritto da: Massimo Del Papa | 10/03/06 a 10:31
Bene, recensisci "O.T. Un romanzo danese", il romanzo in cui meglio H.C. Andersen sublimò la sua passione per Edvard Collin, il grande amore della sua vita. Se lo definirai "perdibile" e "da non leggere" perderai la mia fiducia:- )
Scritto da: Lucio Angelini | 10/03/06 a 10:34
A me sembra la solita ideucola per fare pubblicità a sé stessi invece che ai libri, che tutto sommato capirei più quella. Coraggioso Serino? Uno che scrive sul Giornale e Repubblica è un critico letterario coraggioso?
Siamo alla frutta. Marcia.
Scritto da: Ya basta | 10/03/06 a 10:45
Apprezzo l'iniziativa ma ho paura, come Massimo del Papa, dei furboni di turno che per puro amore di polemica (e per il gusto di farsi restituire i soldi e sentirsi fighi per aver letto a sbafo), romperanno i marroni.
Diciamo così: che almeno le eventuali stroncature siano degne di pubblicazione e ben circostanziate. Se no il povero Serino dovrà chiedere un fido in banca per saldare tutti quanti!
;-)
(detto ciò: augurissimi!)
Scritto da: gianni biondillo | 10/03/06 a 11:11
Complimenti per l'idea che trovo molto provocatoria, vista gli ultimi tempi dove tutto hanno scritto tutto di tutti.
Un'idea quasi geniale. Soprattutto il libro consigliato mi sembra molto toccante. Se non lo è, attento Serino, mano al portafoglio
Scritto da: federica | 10/03/06 a 11:41
Eccoli qua, i soliti prezzemolini che arrivano a lanciare coriandoli di "augurissimi" e "scomodo" e "coraggioso" e "temerario" sperando che il critico che si finge engagé infili il loro nuovo libro nel giochetto che ha inventato prima o poi... Serino perché non proponi la cosa all'Italia sul Due o a Mtv? Il livello di impegno è quello, "altro che chiacchiere"...
Scritto da: Ya basta | 10/03/06 a 11:46
Leggo Serino sin dai tempi di Pulp. L'ho sempre trovato un critico con una marcia in più, capace di non farsi sottomettere dalle logiche di mercato.
I libri che mi ha consigliato tramite Pulp alcuni li ho presi e non sono rimasto deluso. Proverò anche con questo di Fazi che mi ispira parecchio.
Quanto al resto mi sembra che Serino abbia inventato un gioco che è in realtà una polemica piuttosto pesante verso il circo massimo della critica.
Vedremo
In bocca al lupo .)
Scritto da: edoardo zanelli | 10/03/06 a 11:53
Ciao Gian Paolo, ottima idea, sono contento che ti sei lanciato definitivamente nella blogosfera.
L'idea è per l'appunto buona ma i recensori, secondo me, dovranno argomentare davvero molto bene le loro eventuali stroncature, altrimenti il gioco non vale. Insomma: rimborso solo a chi ha davvero odiato il libro consigliato, e ha spiegato in maniera convincente quest'odio.
In bocca al lupo.
Scritto da: Franz Krauspenhaar | 10/03/06 a 12:00
Non ha bisogno Serino di difese di sorta, ma gl'immancabili destini degl'immancabili Ya Basta, dai, tira fuori il tuo vero nome, non ti farai la bua, fanno come sempre ridere: Serino non è credibile perchè scrive per Repubblica e il Giornale insieme: invece i 4 amici al bar di Ya Basta che, da "antagonisti", pigliano i soldi per Berlusca, sì? Falla finita, Ya Basta, basta...
Scritto da: Massimo Del Papa | 10/03/06 a 12:09
Ringrazio tutti per gli auguri di questo mio insolito debutto nella "blogosfera".
Quanto alle mie collaborazioni sono le più diverse perchè non credo che la cultura abbia colori.
Il punto, però, è un altro: volevo mettere il dito sulla piaga della situazione critica italiana e non solo letteraria. Quel marketting che, spesso, diventa collusione tra recensore e casa editrice e non consiglio spassionato.
Il mio primo consiglio spassionato ve l'ho dato con la mia recensione: che è soggettiva ma, carta canta, nel libro della Rossi diventa oggettiva.
gps
Scritto da: gian paolo | 10/03/06 a 12:25
Complimenti per l'idea e complimenti per il nome: SATIS...FICTION? è geniale.
Leggerò il libro e Vi saprò dire: per adesso mi intriga
Scritto da: Pietro | 10/03/06 a 12:43
L'idea è assolutamente splendida. Ti leggevo come critico "di carta" già da tempo e credo di averti anche inviato dei libri da me curati che sicuramente non avrai avuto ancora tempo di leggere. Spero solo la cosa non ti porti in bancarotta:) Di carck a questo mondo ne abbiamo abbastanza:) Ci sono un sacco di furbetti in giro.
Scritto da: andrea.nobili | 10/03/06 a 12:46
Il libro sembra interessante, la provocazione forte, il crtico molto figo. Mi scrivi? Sono di Milano, ho 22, studio lettere moderne alla Statale e per mantenermi faccio la ragazza immagine. Vivo in zona navigli. Se mi scrivi ti lascio il mio numero: mi piacerebbe incontrarti. Ti avevo già letto e mi hai sempre incuriosito
Scritto da: maria | 10/03/06 a 12:52
Se questo è il risultato mi metto anch'io a fare il critico!
Maria io a tempo perso faccio il ragazzo immagine e lavoro in via col di lana. Non sono un critico ma posso inviarti foto:)
Scritto da: andrea.nobili | 10/03/06 a 12:57
Serino ti apprezzo come critico ma temo che farai la fine di Fiorello e di Mike Bongiorno nella pubblicità infostrada.
Comunque complimenti: credo che sia una provocazione davvero adatta in questa iliade bariccheide
Scritto da: teo | 10/03/06 a 12:59
Ciao Andrea, ma la mia è una attrazione fatale che dura da un po'. il problema è che Serino non mi ha mai risposto.
Complimenti per il tuo blog
Scritto da: maria | 10/03/06 a 13:01
L'accusa che chi scriva per un quotidiano di un certo colore accetti e addirittura rappresenti quell'ideologia politica nel campo culturale di cui svolge il ruolo di (in)formatore è evidentemente dura a morire. Come quella che qualunque iniziativa sia ascrivibile a una volontà di comparizione, a fini personalistici. Allo stesso tempo queste accuse rappresentano due dei temi più importanti, forse, del dibattito culturale e letterario contemporaneo: gli scrittori e i lettori-blogger si scagliano contro i critici letterari e gli stessi scrittori spesso, chiedendo ragione dell'ideologia letteraria o politica che questi, a loro dire, rappresenterebbero. Spesso anche i critici che si dichiarano invece di un certo colore politico accusano apertamente altri critici di "collaborazionismo" (si veda il recente "confronto" Voce/Colombati su Vibrisse). Tutto questo, decurtato del fastidio di dover anche giustificare una fede, e una buona fede, nell'esercizio critico, soprattutto, in realtà testimonia che lo stato delle cose letterarie è incandescente, e che forse, diversamente da quanto si può pensare accedendo, come dice bene Gian Paolo, ad uno dei tanti megastore del sapere, in vendita non si trovano tanto storie, ma specchi ai quali chiediamo di rappresentarci. Come lettori, come scrittori e come critici. E come identità politiche.
Per me non è poco. E' questo è tutto ciò che conta, e deve contare, alla fine.
Uno dei critici cinematografici che trovo più intuitivo è Alessio Guzzano che scrive su City (per dire). Guzzano potrebbe essere accusato di disimpegno, ma non è questo il punto. Sul suo sito c'è una frase rivelatoria: "Ogni stroncatura è un atto d'amore tradito". Ecco, io credo che soltanto da quanto ci appassiona visceralmente ci si può dichiarare traditi. Quindi, ben venga ogni iniziativa volta a vivificare passioni che il mondo contemporaneo anastetizzato dagli zombie videodromici dei vari reality show sembra aver dimenticato. E ben vengano libri come questo di Daniela Rossi, che mi ricorda un'altra scrittura di uno che ha dimostrato che la letteratura può non essere consolatoria fiction, può non essere mero e lobotomico intrattenimento sulle tracce di novelli detective della storia (ogni riferimento a Dan Brown non è per niente casuale), e che è Giuseppe Pontiggia: "La morte in banca", "Nati due volte", ne vogliamo parlare?
Scritto da: Gemma Gaetani | 10/03/06 a 13:06
Grandiosa la provocazione.
Immagino i critici paurosi nel fare outing, imbarazzati davanti a questo atto d'accusa, che dovrebbe valere però anche per il cinema. Per non parlare della musica: lasciamo perdere che è meglio.
Comunquesia mi leggerò Daniela Rossi ma Serino ti avverto: accetto solo franchi svizzeri (sono di locarno).
Scritto da: vsk | 10/03/06 a 13:36
Honoré de Balzac, nelle “Illusioni perdute”, aveva scritto: "La critica, vecchia parassita dei festini letterari è scesa dal salotto per andarsi a sedere in cucina, dove fa impazzire le salse prima ancora che siano pronte"...
Qualche riferimento a D'orrico sempre pronto a cucinarci capolavori settimanali
Scritto da: erika | 10/03/06 a 13:39
Ricevo da Massimo Del Papa, scrittore ed editorialista de Il Mucchio Selvaggio, questa mail che riporto perchè piuttosto acuta ( a dir poco):
CRITICI E NO
Più che una polemica, quella Baricco versus critici è una ripicca tra
mentecatti. Baricco è una velina e in quanto tale pompato dai critici
juke-box. Adesso i critici a gettone, che prendono ordini dalle case
editrici che possiedono o ricattano i giornali con la pubblicità, che
scrivono sotto dettatura dei pr redazionali agiografici, che si scambiano le
recensioni, hanno dirottato le loro marchette sui nuovi inetti. Baricco non
ci sta, e, giustamente, protesta. Oggi i cosiddetti critici lamentano la
scomparsa della letteratura d'impegno, rimpiangono Volponi e Pasolini: ma
chi, se non loro, ha esaltato la spazzatura cannibale, chi ha salutato un
nuovo Moravia alla settimana? Chi ha detto che non ci serviva più l'impegno,
che era ora del sesso, cioè ha spalancato le porte alla letteratura
mercantile dagli ingredienti seriali, sesso, violenza, abiezione
fumettistica? Chi, se non i critici, ha rinunciato alla funzione critica per
sposare l'attitudine pubblicitaria, esaltatoria, marchettara? Non ci manca
solo il Pasolini autore, ci manca anche il Pasolini critico. Oggi gli ultimi
capolavori delle varie Vinci, Santacroce (pupilla del Baricco) e via
imbrattando, parlan solo di scopate, ammucchiate, porno trash per segaioli
da scuola dell'obbligo. Piccole Melisse invecchiano.
Massimo Del Papa
www.babysnakes.splinder.com
Scritto da: Gian Paolo Serino | 10/03/06 a 13:56
A proposito di citazioni.
Da Le perizie di William Gaddis, che ho scoperto grazie al grande LEONARDO COLOMBATI su un suo articolo su IL GIORNALE,
"Oggi la critica è l'arte di cui abbiamo più bisogno".
Mi sembra che Serino dimostri di avere le palle avendo messo on line questo blog.
Scritto da: erika | 10/03/06 a 13:59